Prime esperienze lavorative tra Washington, Napoli e Roma

Prime esperienze lavorative tra Washington, Napoli e Roma

Volendo fare qualche esperienza di vita fuori dalle aule universitarie, mi sono trasferito a Washington, dove per due anni ho lavorato nell’ufficio del Senatore Claiborne Pell, all’epoca Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato. Oltre che studiare il funzionamento della macchina amministrativa americana ed assistere a numerosi comitati senatoriali, mi sono occupato dell’Italia, di questioni mediorientali e dello statuto delle Isole Marianne.

Rientrato in Italia, sono stato chiamato da Guglielmo Negri, allora Vicesegretario generale della Camera dei Deputati, per redigere uno studio sul Medio Oriente e le fonti alternative di energia.

Conclusa questa ricerca, nel corso di un’estate ho conosciuto un ex-ufficiale di marina appassionato di Storia antica. Ne abbiamo discusso parecchio, in particolare quella di Roma. Ad un certo punto mi ha detto che era stato nominato a capo della Cirio e che stava cercando un collaboratore. Mi avrebbe potuto interessare la cosa?

Non avendo avuto la minima esperienza nel mondo degli affari e dell’industria, decisi di accettare. Fatte le valigie, eccomi a Napoli, alloggiato in una stanza della pensione Pinto-Storey in piazza Amedeo. La sistemazione non era delle più ideali ma comunque soddisfacente. L’unico problema, quando volevo portarci una fanciulla dovevo fare tutto di nascosto. Resto convinto che i proprietari qualcosa dovessero avere capito ma sono stati abbastanza sensibili da non dirmi mai nulla.

Gli uffici della Cirio si trovavano a San Giovanni a Teduccio, il che implicava un’alzata presto la mattina, seguita da una camminata fino a piazza Municipio per poi prendere un autobus che fermava a poca distanza dalla sede dell’azienda.

Una volta entrato in ufficio sono stato messo all’ufficio Esportazioni. Prima di mandarmi all’estero sono stato inviato in Valdarno per farmi le ossa e riprendere contatti con tutta una serie di attività commerciali che la precedente gestione della Cirio aveva abbandonato. A rendere più interessante questa attività di commesso viaggiatore è stata la possibilità di vedermi ogni monumento o chiesetta della zona, cosa che facevo all’ora di pranzo.

Conclusa questa esperienza, sono stato inviato in Belgio, poi in Inghilterra ed infine in Congo, dove sono stato aiutato dal padre di una mia amica che aveva un ruolo importante nei servizi segreti israeliani. Nei primi due casi si è trattato di riorganizzare le filiali. In Africa avrei dovuto cercare di aprire un nuovo mercato. Vi sarei riuscito attraverso i contatti presi con il capo di una setta religiosa islamica, a condizione di creare una sottomarca dato che i prodotti Cirio erano troppo cari. Per gioco ne avevo persino disegnato l’etichetta. Tornato a Napoli, la storia divertì i miei superiori che però decisero non fosse il caso di creare un prodotto che non avesse il nome e la qualità dell’azienda.

Per completare il tirocinio, venni mandato all’ufficio importazioni. Prima di diventare operativo dovetti fare una breve esperienza in banca e alle dogane. Una volta addomesticato, venni incaricato dei rapporti con il Giappone per l’acquisto del tonno da mettere in scatola. Passai poco più di una settimana a studiare il funzionamento dell’impianto per inscatolare il tonno che la Cirio aveva a Porto Ercole. Mi dovetti in seguito occupare dei rapporti con la Comunità Europea riguardo le importazioni di latte. Tra una cosa e l’altra, ebbi anche una breve esperienza sindacale.

Dopo circa due anni la persona che mi aveva fatto entrare in Cirio dovette lasciare l’incarico. Per correttezza, decisi di seguirlo e dare le dimissioni.

Tornato a Roma, sono stato chiamato dal direttore della American University of Rome, dove ho insegnato Storia dell’Arte antica. Si chiamava David Colin, dell’accademico aveva poco e ho sempre sospettato fosse stato un agente dei servizi segreti. Avendo a disposizione tutti i musei e i monumenti di Roma, oltre che Pompei, Villa Adriana, Cerveteri ed altri siti, non ho mai dato una lezione in classe. Volevo che gli alunni toccassero le cose e le vedessero con i propri occhi. Per chi si avvicinava all’arte non vi poteva essere esperienza migliore.

Per arrotondare lo stipendio che non era dei più lauti, affittavo qualche volta la seconda stanza da letto che avevo nel mio appartamento di Via della Lungara e ogni tanto a tempo perso mi occupavo di antiquariato.

Di questo periodo voglio ricordare un episodio dei più curiosi. Una sera stavo aspettando a casa un gruppo di studenti per passare insieme qualche ora piacevole. Giunti da me mi mostrano una cartella da ufficio e mi chiedono di guardarci dentro. La poso sul tavolo e la svuoto. Ne esce fuori una rivoltella, alcuni proiettili, un certo numero di schede, pagine di elenco telefonico con nomi sottolineati, la testata di una macchina da scrivere ed un’insieme di carte da collegare alle Brigate Rosse e alla faccenda Mino Pecorelli. Chiedo come ne fossero venuti in possesso. Mi dicono di essere saliti in un taxi per venire da me e al momento di pagare la corsa si sono accorti di questa cartella. Usciti dalla macchina, vi hanno dato un’occhiata e hanno pensato bene di farmi esaminare il contenuto.

Dopo avere ispezionato attentamente tutto il materiale e rendendomi conto che sui nomi menzionati poteva forse pendere una minaccia di morte, ho raccolto il materiale insieme agli studenti e li ho portati alla stazione dei Carabinieri di Largo Cristina di Svezia.

Consegnata la borsa e descritte le modalità del ritrovamento, siamo stati tenuti lì ed interrogati per alcune ore. Il materiale recuperato, in particolare la testata della macchina da scrivere, era tutto da ricollegare al rapimento Moro. Chi ancora ricorda i fatti sarà sicuramente al corrente della storia della famosa testata.

Quando ho raccontato la storia ad un anziano giornalista di mia conoscenza, sono quasi stato rimproverato. Mi ha detto che in Italia non ci si può comportare da inglesi, che mi sono infilato in un vespaio, che il mio nome sarebbe finito negli elenchi dei servizi segreti e che come ricompensa sarei stato messo sotto sorveglianza, pedinato e con il telefono sotto controllo.