Il mio incontro con Luca Lotti
Il mio incontro con Luca Lotti
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Trovai di fronte a me un giovanotto sulla trentina. Era seduto dietro una scrivania, in maniche di camicia e con i capelli arruffati, come oggi spesso sembra andare di moda. Ci presentammo. Appena seduto, e senza perder tempo, gli raccontai la faccenda della statua, mostrandogli anche le fotografie che mi erano state consegnate dall’Ambasciata. Proseguo facendogli capire come sarebbe stato possibile associare questo dono con un’iniziativa di politica estera che doveva partire dal municipio di Firenze: si trattava di far sedere l’Italia al tavolo dei negoziati 5+1 sul nucleare iraniano.
Passati circa quindici minuti, si presentò il vice-sindaco, una signora dall’aspetto corpulento. Riassumo per lei la storia della statua, sottolineando l’urgenza di procedere. Non avevo finito di parlare che subito sorgono le prime difficoltà: del gemellaggio con Isfahan, così come di questa statua, il Comune non sapeva niente. Discutemmo comunque su dove collocare il monumento. Dissi che avevo menzionato agli iraniani la possibilità del Parco Belvedere. Si sarebbe risparmiato non poco tempo e interminabili discussioni sulla disponibilità di un luogo in centro. La signora rispose che una simile idea era stata proposta ai cinesi per un loro monumento. Si erano offesi dato che per loro un parco non era sito di sufficiente prestigio. Replicai che gli iraniani non erano cinesi e che a loro il parco andava benissimo.
Riguardo le sue perplessità su tutta la faccenda, aggiunsi che gli iraniani non erano matti, il gemellaggio c’era eccome! Nessuno si sarebbe mai messo a scolpire una statua di quasi tre metri d’altezza per il semplice gusto di estrarre da una cava profonda 200 metri un macigno di oltre 18 tonnellate e lavorare di scalpello per molti mesi. Non riuscii ad andare molto oltre. Era appena entrato un giovinetto brufoloso in jeans e dovevano insieme parlare di sport. Lasciai l’ufficio piuttosto perplesso, chiedendomi quali fossero le priorità per questa nuova classe di politici.
Ometterò altri dettagli su questo incontro in quanto lunghi da raccontare. Mi limiterò a dire che già mi ero accordato con gli iraniani su tutto il percorso da seguire. A Firenze si sarebbe concluso l’accordo riguardo la statua, vi sarebbero poi giunte autorità iraniane, inclusi il Sindaco di Isfahan, il Ministro della Cultura e quello degli esteri. L’evento sarebbe stato accompagnato da una cerimonia di inaugurazione che volevo seguita da una serie di eventi sparsi per la città. Dovevano celebrare le tradizioni e la cultura dell’Iran. In contemporanea, il Sindaco di Firenze avrebbe colto l’occasione per proporre la città come sede per le trattative e da lì sarebbe partita la proposta di suggerire la partecipazione dell’Italia al tavolo dei 5+1. Avevo chiesto in Ambasciata se si sarebbe potuta avere anche la presenza del neo-eletto Presidente Rohani. Mi venne risposto che la cosa sarebbe stata improbabile.