Si trattava di un dono che la Repubblica Islamica dell’Iran aveva fatto alla città di Firenze in occasione del gemellaggio con Isfahan, antica città d’arte iraniana. Inutile dire che le nostre amministrazioni non erano al corrente di nulla ed il dono restava a prendere polvere nello studio di uno scultore in Iran.

Non starò a raccontarvi tutta la storia, sarebbe troppo lungo e deprimente. Visto il disinteresse della politica ad occuparsi della faccenda, pensai fosse il caso di provare col movimento dei nuovi sindaci. Nello spazio di breve tempo, alcuni di loro avrebbero potuto avere un maggiore ruolo politico. Scelsi di puntare su Renzi: non solo era sindaco di Firenze, ma reputavo che presto le circostanze gli avrebbero consentito un salto di qualità. Non avendo grandi esperienze in politica estera pensavo che entrare in una storia come questa non avrebbe potuto che essergli utile.