Il capo ideale

Hasan al-Banna

Professore di liceo, fondò al Cairo nel 1928 l’organizzazione dei Fratelli Musulmani, che sarebbe diventata la più nota nel mondo islamico.

Anche per lui ogni faccenda politica e sociale doveva accordarsi con i precetti della religione. Purtroppo la gente se ne era discostata ed era ora di farvi ritorno. A quest’idea egli infuse una nuova militanza e finì con sostenere la necessità di un’azione rivoluzionaria.

Era nato nel 1906 in un villaggio a nord-ovest del Cairo. Suo padre era un rispettato imam che aveva compiuto i suoi studi nel grande centro religioso di al-Azhar. Trasferitosi al Cairo con la famiglia, conobbe una serie di difficoltà economiche.

 

Presto colpito in modo negativo dal processo di modernizzazione e secolarizzazione che stava attraversando la società egiziana, entrò in contatto col riformismo islamico e venne iniziato al sufismo nel 1922.

A seguito dell’omicidio del primo ministro al-Nokrashi Pascià venne prima catturato e poi ucciso al Cairo nel 1949 da un giovane ufficiale dei servizi segreti dal nome di Anwar al-Sadat.

Nel 1938 la Fratellanza contava 500.000 iscritti. Nel 1954 il colonnello Nasser, a seguito di un attentato alla sua vita, cercò di estirpare quest’organizzazione. Venne quindi bandita e alcune migliaia di Fratelli furono gettati in galera.

Altri si dispersero tra Siria, Giordania e Arabia Saudita. Successivamente il presidente egiziano si accorse che non era prudente distanziarsi troppo dal sentimento religioso della gente comune.