Dal 1542 gli europei iniziarono i loro rapporti con il Giappone

Nel 1853 richiesta perentoria del commodoro Perry dell’apertura del Giappone 

I primi europei arrivarono in Giappone nel 1542 e per circa un secolo i contatti furono numerosi. I giapponesi si mostrarono disponibili a commerciare con gli stranieri ed imparare da loro. Alcuni si recarono nelle Indie Olandesi e persino in Europa. Le cose poi cambiarono e poco dopo il 1600 il governo giapponese iniziò una campagna contro i cristiani. Nel 1624 furono espulsi gli Spagnoli, nel 1639 i Portoghesi e nel 1640 tutti gli europei, salvo un manipolo di commercianti olandesi che vennero confinati sotto stretta sorveglianza a Nagasaki. Da quel momento fino al 1853 questi pochi olandesi rappresentarono l’unico tramite con l’Occidente. Da allora, l’arrivo degli occidentali finì con l’aprire ben più di quello che chiunque si sarebbe aspettato.

A tal proposito va ricordata la missione navale del commodoro Perry nella baia di Yedo del 1853, il suo sbarco e la richiesta tutto sommato perentoria che il governo giapponese si aprisse a rapporti commerciali con gli Stati Uniti e le altre potenze europee. I giapponesi così fecero e nel 1867 si ebbe una rivoluzione le cui conseguenze più importanti furono una celere occidentalizzazione del Paese e delle sue istituzioni.

Il Giappone si era aperto all’Occidente per adottarne scienza, tecnologia, princìpi di organizzazione e usi militari al fine di modernizzarsi industrialmente e finanziariamente. Per il paese non si trattava solo di ammirazione, ma anche e soprattutto un modo per difendersi contro la penetrazione dei paesi occidentali e l’ambizione di diventare a sua volta una grande potenza.

Trasformazione del Giappone

Nel 1854 il commercio estero del Giappone era praticamente nullo. Verso fine secolo era salito a 200 milioni di dollari l’anno e la popolazione era aumentata dai 33 milioni del 1872 ai 46 milioni del 1902. Come nel caso dell’Inghilterra, le isole del Giappone si trovarono costrette a dipendere dai commerci internazionali per consentire alla loro crescente popolazione di condurre quel tipo di vita al quale aspirava.

Questo ingresso del Giappone nella modernità fu il più notevole esempio di trasformazione mai fatto da un popolo in un tempo così breve.