Quello che l’Occidente teme di più

Il risveglio dell’estremismo

Nel Novembre del 1979 il mondo potè seguire un attacco alla Mecca da parte di una banda di estremisti che riuscirono ad assediare la Grande Moschea. Erano convinti dell’imminente arrivo sulla terra del Mahdi, il Messia islamico. Riuscirono a resistere per due settimane e furono infine schiacciati da un’azione di forze speciali francesi.

 

 

Il Pakistan si proclamò uno Stato islamico; l’Unione Sovietica scatenò una jihad invadendo l’Afghanistan; in Egitto, nel 1981, un gruppo di giovani fanatici assassinarono Sadat nella speranza di instaurare una repubblica islamica; nel 1982 si ribellarono in Siria i Fratelli Musulmani, costringendo il presidente Assad ad un intervento immediato che si concluse in un massacro con l’uccisione di circa 30.000 fedeli nella città di Hama.

In Algeria il Fronte Islamico di Salvezza, con la sua vittoria elettorale, allarmò le forze armate a tal punto che ne seguì un colpo di Stato. Fu l’inizio di un conflitto civile che farà oltre 150.000 morti.

Se l’intenzione era quella di fare una rivoluzione, possiamo affermare che i fondamentalisti islamici si sono mostrati ben più efficaci di coloro che in passato si erano ispirati al pensiero di Marx e di Lenin.

Non a caso è in tutto questo calderone che riesce a svilupparsi quel fondamentalismo che darà origine ad al-Qaida e al suo culto della violenza.

In risposta, temendo ulteriori disordini, vari governi iniziarono erigere moschee, finanziare cause religiose ed incoraggiare il pellegrinaggio. Malgrado tutto ciò, nessun altro Stato nella regione è caduto nelle mani dei fondamentalisti.