Un grosso cambiamento

Inizio di un regno, il nuovo Shah

L’episodio convinse il giovane Shah che soltanto grazie alla protezione dell’Occidente gli sarebbe stato possibile salvare il Paese dalle mire di Mosca. I comunisti e i radicali di sinistra furono perseguitati, incarcerati e in alcuni casi uccisi.

Facendo leva sul nazionalismo, il nuovo Shah decise di resuscitare il programma iniziato dal padre.

Pur avendo in casa un forte movimento comunista, lascito dell’occupazione sovietica, l’Iran riprese a modernizzarsi a tappe forzate.

 

I suoi intellettuali e gli attivisti reclamavano giustizia per il popolo, diritti ai lavoratori e liberazione dai mali dell’imperialismo: la situazione si andava evolvendo a tal punto che lo stesso Stalin immaginava che il paese sarebbe presto caduto nella sua orbita.

Simile timore avevano gli americani e gli inglesi: in pieno clima di guerra fredda, nulla in Iran li spaventava più dell’espansionismo sovietico e delle mire di Mosca sui suoi giacimenti petroliferi. Queste paure erano condivise anche dallo Shah e dalla nascente borghesia del paese.

Nel corso della crisi scoppiata a seguito della nazionalizzazione dell’industria petrolifera, lo Shah finì con l’alienarsi le simpatie della classe media, risentita soprattutto dall’atteggiamento degli Inglesi. Un cartello posto da questi ultimi all’ingresso della città petrolifera di Abadan diceva “Vietato l’ingresso ai cani e agli iraniani”.