Il ruolo della politica nell’islamismo

L’Islam e la politica

E’ nel colonialismo imposto dall’Occidente e nel kemalismo, che si era opposto all’Islam e ai costumi tradizionali, che trova le sue radici quel volgersi del sentimento religioso verso l’attività politica.

Questo conflitto tra modernità e tradizione islamica che continua a protrarsi fino ai nostri giorni, ha fatto nascere tensioni che condussero inevitabilmente a ribellioni islamiche.

Nelle comunità islamiche, religione e politica erano all’inizio una sola cosa e non vi era distinzione tra vita secolare e vita spirituale. Se si voleva tornare ai tempi d’oro, è all’epoca dei primi quattro califfi che bisognava guardare.

 

​Negli anni ‘70 del secolo scorso, il fondamentalismo islamico non era dunque una novità.

E’ tra gli anni Venti e nel corso degli anni Trenta che si vedono delinearsi le origini di questo fenomeno. Questo è dovuto soprattutto al pensiero di tre uomini: il pakistano Abdul Ala Mawdudi; l’egiziano Hasan al-Banna e, poco più tardi, l’altro suo compatriota, Sayyid Qutb.

Pensavano che agli inizi della Fede, religione e politica formavano una sola cosa, e questo spiega perché in passato i musulmani abbiano potuto ottenere gloria e potere. Questa gloria e questo stesso potere si sarebbero potuti resuscitare se religione e politica fossero tornate nuovamente ad essere un tutt’uno.

Per questi pensatori, il declino ebbe inizio quando a governare non furono più i compagni del Profeta (Bakr, Omar, Othman e Alì) ma quando, con la dinastia degli Ommayadi, nel 661 d.C. il Califfato si trasformò in monarchia.