Notizie biografiche di Edoardo Almagia’ senior
La Vita di Edoardo Almagia’ senior
Edoardo Almagia’ nasce in Ancona l’11 Luglio del 1841. All’età di 11 anni, terminati gli studi primari in una scuola privata, lasciò la sua città natale per recarsi a Firenze.
Lì, sotto la guida dello Scartabelli, si preparò agli studi superiori che svolse successivamente a Pisa, licenziandosi nel 1858 dal suo Istituto Tecnico. Qui ebbe a maestro il celebre Botti che poi fu ancora suo professore all’Università della stessa città, dal quale nel 1861 veniva laureato Dottore in Scienze Fisiche e Matematiche a soli 20 anni.
Trovò subito impiego presso ditte costruttrici di ferrovie e nel 1866, mentre lavorava sulla Foligno-Terontola presso Perugia, abbandonò l’attività per arruolarsi con Garibaldi e partecipare alla campagna del Trentino.

Già dichiarato inabile al servizio militare nel 1861 causa forte miopia, non volle per questo motivo accettare il grado di ufficiale che gli veniva offerto e servì come semplice soldato nella Terza Compagnia del 3° Reggimento.
Prese parte ai fatti d’arme di Storo e alla presa di Forte d’Ampola, comportandosi con valore anche in questo combattimento, come ricorda nelle sue memorie autobiografiche (pag. 353) il colonnello Elia. Partecipò al combattimento del Casale di Davena, tra Incudino e Vezza.
“In questo fatto d’arme si distinse l’ingegnere Edoardo Almagia’ di Ancona, che volle fare la campagna da semplice soldato volontario. La Compagnia alla quale egli apparteneva fu poi comandata a scortare i prigionieri del Forte d’Ampola a Tiarno. Si trovò quindi al micidiale combattimento di Bezzecca ove si comportò da valoroso come fecero tutti gli altri che in quel giorno operarono miracoli”.
Appena congedato alla fine della campagna egli ritorna al lavoro, questa volta per la costruzione della litoranea Adriatica. A Porto San Giorgio fece conoscenza con Ferdinando Cesaroni, giovane assai brillante ed attivo, il quale pieno di ammirazione per lui, che alle stesse qualità aggiungeva una profonda preparazione tecnica e scientifica, gli propose di associarsi per assumere direttamente l’impresa di costruzione.
E’ così che ebbe inizio una associazione durata 40 anni che si dedicò alla costruzione di importanti tronchi ferroviari. Da ricordare quelli principali presso Sulmona, sulla Eboli-Reggio, quelli sulla Catania-Siracusa, sull’importantissima succursale dei Giovi e sulla Messina-Palermo.
Intanto egli avviava al lavoro i suoi nipoti e già nel 1890 faceva loro assumere la costruzione di un difficile tronco della tratta Avellino-Melfi. Li indirizzava poi anche all’estero quando il ritmo dei lavori ferroviari in Italia iniziò a rallentare. Invitato da governi stranieri insieme con le principali imprese europee, apriva per i propri nipoti un vasto campo di attività costruttiva in Turchia, Romania e Ungheria.
Nel 1900, grazie al progetto redatto dal giovane Edoardo Almagia’, figlio di suo fratello Roberto, egli assumeva il grandioso lavoro del banchinamento del porto Est di Alessandria d’Egitto in concorrenza con le più importanti ditte europee, dando così inizio ad un nuovo ramo di attività, quello delle costruzioni portuali. In questo nuovo settore si distinse subito suo nipote Edoardo, che presto fondò la sua propria impresa di lavori marittimi.
Affermatosi subito anche in Egitto per la capacità tecnica e organizzativa e, soprattutto, per la signorilità del suo modo di fare e per la grande correttezza nei rapporti con le amministrazioni municipali e statali egiziane. Egli assumeva poi altri importantissimi lavori portati a termine brillantemente e spesso prima dei termini assegnati, nel porto commerciale di Alessandria d’Egitto, a Porto Said, a Suez, al Cairo e altrove.
Nel 1906, dietro invito del sindaco di Venezia, formava la Società della Ferrovia della Valsugana, della quale fu presidente e che raccoglieva la concessione di costruzione ed esercizio della Mestre-Bassano-Primolano. Questa linea ferroviaria, da tanti anni invano auspicata e desiderata da Venezia, anche per una più diretta comunicazione con l’irredenta Trento, veniva realizzata in modo così rapido e brillante che l’amministrazione Ferrovie di Stato la riscattava avocandone a sé l’esercizio poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Nel periodo 1915-1918 questa ferrovia della Valsugana fu di grande utilità nella condotta delle operazioni militari.
Nel 1908 a nome di alcuni nipoti, tra i quali vi era il brillantissimo Edoardo, faceva assumere la costruzione della stazione marittima di Venezia ed altri lavori di preparazione ed inizio della zona industriale di Marghera. In nome di altri nipoti fece assumere anche parte della direttissima Milano-Genova.
Sul finire del 1911, mentre l’Italia combatteva per la conquista della Tripolitania, egli veniva invitato insieme a suo nipote Edoardo e a suo fratello Vittorio, che a Tripoli troverà la morte, a partecipare al concorso per l’appalto del porto di Tripoli. L’impresa venne prescelta fra tutti i concorrenti e in un solo anno di lavoro riuscì a completare una banchina di circa 200 metri e di un tratto di diga foranea di circa 450 metri. Veniva così battuto un primato di celerità ed economia in un lavoro delicato, grazie ad un’organizzazione tecnica riconosciuta come perfetta dalla stessa Amministrazione governativa.
Oltre alla sua imponente mole di lavori di costruzione, che costituì la principale occupazione della sua vita, egli dimostrò in altri campi tutte le sue qualità di carattere, intelligenza e bontà.
Dedicatosi all’agricoltura, in pochi anni seppe acquisire una posizione di preminenza fra gli agricoltori marchigiani curandosi oltre che del progressivo miglioramenti delle coltivazioni, anche del benessere e delle condizioni morali di vita dei contadini.
Nel 1903, portata alla ribalta dal Peterson dell’Istituto Archeologico Germanico la questione dell’Ara Pacis Augustae, egli ne favorì gli scavi e le ricerche, rinunciando ai diritti che gli spettavano quale proprietario del palazzo le cui fondamenta poggiavano sul piano dell’Ara e le cui mura ne conglobavano alcune parti importanti. Offrì inoltre un cospicuo contributo finanziario affinché, scartate le offerte straniere, i lavori di recupero potessero essere effettuati da archeologi italiani e i pezzi ritrovati custoditi a Roma.
Per tali benemerenze il Ministro dell’Istruzione Pubblica gli conferiva una medaglia d’oro appositamente coniata e l’Accademia di San Luca lo nominava Socio Benemerito.
Queste il sunto di un discorso a lui dedicato tenuto da Ernesto Spadolini presso l’ospedale di Ancona il 26 Novembre del 1922. Lo stile piuttosto enfatico del linguaggio è rappresentativo dello stile del periodo.
In Edoardo Almagia’, garibaldino in gioventù, ingegnere famoso in Italia e fuori, altissimo educatore dei suoi figli, l’oratore riscontra nel più alto grado tutte le umane virtù, sublimati tutti i più alti amori: verso la famiglia, verso la patria, verso Dio. Lo Spadolino lo conobbe nell’intimità tra i suoi figli degnissimi e diceva della sua casa che a lui sembrava ed era veramente un tempio.
L’uomo insigne vi viveva onorato, vi riposava dalle fatiche, si immergeva nell’opera elevata del pensiero e attendeva a sante azioni di bontà. Edoardo Almagia’ ha avuto ieri il suo rievocatore che dalla conoscenza diretta di lui, dalla stima, dalla venerazione che per lui ebbe, ha saputo attingere perfezione e precisione di notizie, sincerità di affetto e di commozione per cui il discorso diventa vera opera d’arte.