XIX secolo incentrato sull’Europa
America poco interessata alla politica estera
Il mondo del XIX secolo, come abbiamo visto, era incentrato sull’Europa e vedeva gli americani in gran parte indifferenti alle questioni di politica estera.
Ad attrarre la loro attenzione erano soprattutto i problemi interni. Erano fiduciosi che se la sarebbero potuta perfettamente cavare nel mondo da soli: si trattava di una società autosufficiente che voleva evitare di farsi coinvolgere nelle complicazioni estere.

Tra le ragioni di questo isolazionismo il fatto che gli Stati Uniti fossero separati dall’Europa da un oceano vasto, pericoloso e difficile da attraversare che li proteggeva facendo da barriera. Consideravano la sicurezza nazionale come fatto acquisito per via di questo ostacolo indipendentemente da tutto ciò che poteva verificarsi in qualche altra parte del mondo.
Da esplorare, colonizzare e sviluppare vi era un continente dalle vastissime dimensioni. Questo interesse per l’Ovest avrebbe assorbito per anni verso l’interno del Paese le attenzioni e le energie degli americani contribuendo a formare una tradizione continentale.
Vero è che questo allargamento verso Ovest avrebbe coinvolto gli Stati Uniti in diverse dispute e scontri con Gran Bretagna, Spagna e Messico. Vi era dunque un agire in politica estera il cui scopo era quello di tenere le potenze europee lontano da territori che gli americani ambivano per se stessi, cosa che non faceva che rinforzare questa tradizione.
Il XIX secolo fu un periodo di crescita per gli Stati Uniti, al quale corrispose in Europa dalla caduta di Napoleone alla Prima Guerra Mondiale un’assenza di guerre su larga scala. A parte gli anni tra il 1850 ed il 1870, si è trattato solo di guerre rapide e decisive che non hanno visto coinvolte tutte le potenze europee e non si sono mai allargate al di fuori del continente: vi era in quegli anni un equilibrio di potere in Europa che impediva a qualsiasi nazione di prevaricare le altre senza venir frenata. Questa situazione di equilibrio fece sì che gli Stati Uniti potessero espandersi e svilupparsi senza avere da preoccuparsi di eventuali ingerenze europee.
La sola minaccia alla sicurezza degli americani era la potenza della flotta inglese, l’unica capace di attraversare l’Atlantico come si è visto nel caso della guerra del 1812. Riguardo i rapporti con gli Stati Uniti, gli Inglesi avevano assunto una posizione in alcuni casi sostanzialmente favorevole od altrimenti neutrale. Un’ America libera ed indipendente infatti avrebbe meglio servito i loro interessi economici e commerciali.
Per via di questi fattori positivi, di fronte al mondo l’atteggiamento degli americani era quello di poter credere nella pace e nel progresso e pensare che il futuro sarebbe stato migliore del presente. In tutto ciò ebbero un ruolo importante anche quelle emozioni che trovavano le loro radici in quella che era l’esperienza americana.
L’America era una colonia che aveva deciso di ribellarsi alla monarchia inglese per difendere le sue libertà ed ottenere l’indipendenza. Vi fu dunque sin dall’inizio un ripudio dell’Europa che fece della sua Dichiarazione di Indipendenza qualcosa di più di un semplice distacco politico dall’Inghilterra: incarnò un atto di ripudio di tutti quegli aspetti della società europea del XVIII secolo non graditi agli americani e dei quali diffidavano.
Fino alla metà del XIX secolo tra Stati Uniti ed l’Europa le relazioni furono caratterizzate da un prudente e realista isolazionismo
Sin dai giorni dei Padri Pellegrini, Dio aveva messo loro a disposizione un continente incontaminato nel quale avrebbero potuto costruire una società nuova in un mondo nuovo e libera dai legami col passato. Ben meglio dunque evitare di farsi coinvolgere nei giochi politici della vecchia Europa, che poco o nulla avevano a che vedere con la vita quotidiana di gente pura e onesta. L’ideale puritano della “città sulla collina” comportava di riflesso il troncare i legami con l’Europa per liberarsi dai suoi intrighi: questa loro nuova nazione era “l’ultima speranza di Dio sulla Terra”.
Fino alla metà del XIX secolo i rapporti degli Stati Uniti con l’Europa furono caratterizzati da un prudente e realista isolazionismo. Essi infatti non avevano nulla da guadagnare nell’intervenire nelle questioni d’Oltreoceano. Il tenersene distanti contribuì senza dubbio alla crescita e lo sviluppo degli Stati Uniti non solo come nazione, ma anche come territorio e istituzioni politiche.
Nel corso del testo ci siamo anche soffermati su alcune idee che hanno avuto un peso importante nell’evoluzione della politica estera americana soprattutto riguardo i rapporti con l’emisfero occidentale e le azioni delle potenze europee. Il primo documento è la cosiddetta “Dottrina Monroe” del 2 Dicembre 1823. Questa dichiarazione è un indirizzo di politica da assumere verso le nuove nazioni dell’America Latina.
In breve, ogni tentativo da parte di potenze europee di interferire negli affari delle loro vecchie colonie nell’emisfero occidentale non sarebbe stato tollerato dagli Stati Uniti: “Le Americhe non erano più da considerarsi come oggetto di ulteriore colonizzazione da parte di qualsiasi potere europeo”. Come si è visto, questo documento derivava la sua efficacia dalla riluttanza dell’Inghilterra di vedere la sua posizione nel nuovo mondo minacciata da altre potenze europee.
A questa dottrina venne aggiunto nel 1904 un corollario da parte del presidente Theodore Roosevelt. Questo dichiarava che gli Stati Uniti avevano il pieno diritto e l’autorità di controllare qualsiasi interferenza da parte di governi esteri negli affari dell’America Latina. Era anche necessario assicurarsi che in queste nuove nazioni fossero mantenuti governi graditi alle amministrazioni americane. Questa è conosciuta anche come la politica del “Grande Bastone”. Venne ripudiata nel 1928 dal cosiddetto memorandum Clark.
La dottrina Monroe, come ricorderete, è stata per lo più ignorata sino alla fine del XIX secolo e non indica certo, come generalmente pensato dalle nostre parti, una volontà isolazionista da parte dei governi americani. E’ comunque rimasta un elemento fondamentale dell’azione politica di Washington.
Abbiamo anche visto come nel 1845 fu coniata l’espressione “Destino manifesto”. Serviva ad indicare un diritto di origine divina che attribuiva agli Stati Uniti la facoltà di “estendersi sul continente concessa dalla Provvidenza per il libero sviluppo ed il moltiplicarsi dei nostri milioni (di abitanti)”. Di questo concetto è poi stato fatto uso per giustificare buona parte delle successive acquisizioni territoriali americane.
Con questo pensiamo di avervi offerto l’opportunità di meglio capire i contesti nei quali si sono sviluppate quelle linee che hanno poi caratterizzato la politica estera degli Stati Uniti.