La parte della Turchia

Turchia

A seguito della guerra di Crimea (1854 – 1856) benché la Turchia si trovò ad essere dalla parte dei vincitori la sua debolezza era ormai evidente. Gli elementi riformisti pensarono indispensabile modernizzare il paese seguendo l’esempio occidentale.

Non volevano solo difendersi con più vigore contro la Russia, ma anche evitare di essere periodicamente salvati da Francia e Gran Bretagna, processo che se protratto nel tempo avrebbe inevitabilmente condotto l’Impero in una posizione di subalternità nei loro confronti.

 

 

Abdul Aziz incontrò subito forti resistenze, provenienti soprattutto da parte degli elementi religiosi, che fossero cristiani, musulmani o ebraici. Frustrato dalla sua incapacità nel portare avanti il percorso verso la modernizzazione, un suo ministro riformista, Midhat Pasha, lo depose nel 1876.

Il suo posto fu preso da Abdul Hamid II che, anche lui, non si rivelò molto capace. Temeva l’ingerenza degli europei i quali tutto desideravano tranne che un Impero Ottomano riformato, moderno, rinvigorito e in grado di tener loro testa alla pari.

Il Sultano promulgò subito una nuova costituzione e dichiarò l’Impero indivisibile. Promise libertà individuali, di coscienza, di stampa e di istruzione. Accettò un governo parlamentare che si riunì per la prima volta nel 1877, mostrando la migliore intenzione nel procedere con il programma di ammodernamento.

Poco dopo Hamid decise di cambiar di rotta. Cacciò via Midhat, cestinò la costituzione e si sbarazzò dello stesso Parlamento. Si era convinto che armeggiare con le vecchie abitudini al fine di cambiarle avrebbe portato l’Impero alla rovina. Divenne una persona inquieta e spaventato dalle agitazioni dei sudditi, ordinò massacri di bulgari e armeni, notizia che venne accolta in Europa con orrore.

Ciò che in parte gli riuscì fu tenere in piedi l’Impero, manovrando gli europei gli uni contro gli altri e cercando di combattere l’insorgere dei nazionalismi interni e dello spirito rivoluzionario. Per farlo assecondò una reviviscenza religiosa, riaffermando il potere del Sultano e del Califfo nella speranza di suscitare un’ondata neo-islamica da scatenare contro i cristiani.